FairyPieceForum

Posts written by Soly_D

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    E continuiamo con Dolce Veleno di Devileyes, nel fandom di Fairy Tail!
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    Ci sono anch'io con un crossover tra Fairy Tail e Edens Zero!

    In un'altra vita
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    Diamo il via a questa giornata con...

    Una lezione in più di yaoifack, nel fandom di Fairy Tail
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    CITAZIONE (Zomi @ 20/2/2020, 10:17) 
    Ho amato questa ff!!!!
    Witch e Ziggy sono due cinnemonroll così teneri e, ahimè, cretini
    Belli belli belli!
    Prompt beccato in pieno

    Grazie di cuore Zomi, sempre troppo buona :juvia:
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    Questa fanfiction partecipa alla Chocolate Box - non sai mai quello che ti capita organizzata qui sul forum.
    Coppia: Ziggy/Witch
    Numero estratto + citazione: #9: "L’amore consiste nell’essere cretini insieme." [Paul Valéry]

    328Jb



    Inextricably linked




    Granbell, anno X402.

    Witch bussò delicatamente alla porta socchiusa del laboratorio, ricevendo in risposta un «Sì?» appena udibile, segno che il Re Demone era molto concentrato sul suo lavoro (come da giorni, ormai).
    «Sono Witch», disse l’androide aprendo un po’ la porta e infilando solo la testa all’interno dello spiraglio. «Mi chiedevo se il Re Demone avesse bisogno di aiuto».
    «Sì, Witch, grazie. Vieni pure», rispose l’interpellato, seduto alla sua scrivania da lavoro con il capo chino. «Solo... quante volte ti ho detto di chiamarmi solo Ziggy?», aggiunse con tono pacato.
    «Ziggy, certo», ripeté Witch chiudendosi la porta alle proprie spalle. Il fatto era che provava per il Re Demone una devozione tale che chiamarlo semplicemente Ziggy le sembrava irrispettoso o comunque insufficiente a definire ciò che lui significava per lei: non era solo il suo creatore, colui che l’aveva costruita e le aveva infuso il soffio della vita, ma era anche il suo maestro, il suo punto di riferimento, il centro del suo intero universo.
    Witch gli si avvicinò silenziosamente giungendo al suo fianco. L’ampia scrivania era piena zeppa di progetti riveduti e corretti, pezzi di macchine e attrezzi da lavoro. Il Re Demone, infatti, stava lavorando al design della quarta Stella Luminosa, dato che la seconda e la terza erano quasi pronte e riposavano nelle loro capsule in fondo alla stanza in attesa di essere attivate: l’una alta e formosa, dotata di una lunga coda di capelli rossicci e di una pesante armatura da combattimento (Valkyrie, la “spada della Edens Zero”), l’altra con folti capelli bianchi, un abbigliamento più femminile e la fronte già aggrottata, segno che avrebbe avuto un bel caratterino (Sister Ivry, la “vita della Edens Zero”).
    «Allora...», disse il Re Demone mostrando a Witch i fogli su cui stava lavorando. «Cosa ne pensi della quarta?».
    Witch osservò con curiosità la figura rappresentata: appariva molto più minuta rispetto alle altre Stelle Luminose e anche i tratti del suo volto, ai lati del quale pendevano due lunghi codini azzurri, erano decisamente infantili.
    «Ma è una bambina...», sussurrò Witch sorpresa.
    Il Re Demone annuì. «Si chiamerà Hermit. Non avrà bisogno di un corpo possente perché sarà la “mente della Edens Zero”».
    Nonostante fosse entusiasta all’idea di prendersi cura della nave con l’aiuto di altre tre androidi, Witch non poteva fare a meno di sentirsi anche un tantino gelosa nei confronti del Re Demone. Era un sentimento nuovo, strano, e forse del tutto infondato, eppure lo provava e non riusciva a scacciarlo via.
    «Re Dem– Ziggy», si corresse subito dopo. «Ho una domanda da farti. Piuttosto sciocca, in realtà».
    Fu in quel momento che il suo creatore mise da parte i fogli e sollevò la testa per guardarla negli occhi. «Dimmi pure, Witch».
    «Quando tutte le Stelle Luminose saranno attive…», cominciò l’androide, profondamente grata al Re Demone per averla progettata con un casco in grado di nascondere il rossore sul suo viso nei momenti imbarazzanti. “Continuerò ad essere la tua preferita? Avrai ancora occhi per me?” erano le domande che Witch avrebbe voluto porgli, ma non ne aveva il coraggio. Si sentiva una stupida anche solo a pensare cose del genere. Era stupido da parte sua pretendere l’attenzione del Re Demone tutta per sé, era stupido aver paura che la presenza delle altre Stelle Luminose potesse indebolire il suo speciale rapporto con lui. Erano sensazioni così fastidiose e assillanti che a volte Witch si ritrovava a desiderare di essere stata costruita senza sentimenti, un po’ come i robot ripulitori o fabbricanti di vestiti della Edens Zero: così non avrebbe sofferto e la sua vita sarebbe stata molto più serena. Ma si trattava solo di attimi di debolezza, puntualmente soffocati dalla profonda gratitudine nei confronti del Re Demone per averle permesso di provare ciò che provavano gli umani: emozioni positive e negative, a volte piacevoli e altre volte dolorose, ma pur sempre di una tale intensità che Witch, a volte, faticava ancora ad abituarsi.
    Il momento più indescrivibile di tutti era stato sicuramente quello in cui aveva aperto gli occhi per la prima volta e il mondo le era apparso così colorato, ricco di minuziosi dettagli e rumoroso, amplificato, immenso e bello da farle girare la testa. «Benvenuta alla luce, Witch», le aveva detto una voce profonda, gutturale, proveniente da un teschio di metallo dalle corna dorate. Inquietante a prima vista, certo, ma il sorriso che le aveva rivolto subito dopo Witch l’avrebbe per sempre conservato come un ricordo di inestimabile valore.
    Quando l’androide si rese conto di essersi persa nei meandri della propria memoria e che il Re Demone attendeva ancora la sua famosa domanda, si affrettò a trovare parole non troppo imbarazzanti per esprimere ciò che sentiva.
    «Continuerai ad avere la stessa fiducia in me anche quando non saremo più solo in due?».
    Il Re Demone sgranò impercettibilmente gli occhi scuri come lo spazio. «Ma certo», le rispose poi senza ombra di dubbio nel volto e nella voce. «Tu sei la mia prima creazione, Witch, sei lo “scudo della Edens Zero”. Ma soprattutto sei mia amica, la mia prima compagna di vita e d’avventure. Senza di te, il viaggio che intraprenderemo alla ricerca della Madre non avrebbe alcun senso».
    Se in quel momento qualcuno avesse osato dire che i robot non hanno un cuore, Witch sarebbe stata in grado di dimostrare l’esatto contrario facendo sentire quanto forte pulsava il centro del suo petto, seppur fatto di valvole e circuiti.
    «I-io…», sussurrò l’androide con voce pregna d’emozione. «…ne sono profondamente onorata». Avrebbe voluto aggiungere che si sarebbe impegnata per essere all’altezza del suo compito e che avrebbe protetto la Edens Zero e il suo padrone anche a costo della vita, ma le parole sembravano essersi bloccate in gola.
    «Pausa finita, torniamo a lavoro», concluse il Re Demone riprendendo in mano i fogli e a Witch non rimase altro da fare se non sedersi al suo fianco con il cuore ancora in tumulto, pronta nel caso in cui lui avesse avuto bisogno del suo aiuto.



    Edens Zero di Ziggy, in viaggio di ritorno verso Granbell. Anno X482.

    Riflettendo su quel momento, Witch continuava ancora a darsi della stupida per aver solo pensato che il Re Demone avrebbe potuto metterla da parte in favore delle nuove arrivate. Non solo il suo rapporto con lui era diventato più profondo, più intimo, ma anche le altre androidi si erano rivelate preziose amiche, anzi, sorelle, con le quali aveva condiviso giorno dopo giorno, anno dopo anno gioie, dolori, speranze, paure, avventure. Ed era per questo che al solo pensiero di doversi separare da loro e dal Re Demone, come lui stesso aveva appena annunciato, Witch sentiva il petto stringersi in una morsa dolorosa.
    «Sei proprio sicuro della tua decisione, Ziggy?», esordì Witch alternando occhiate al volto stanco del Re Demone e a quello piccolo, rotondo e roseo del bambino che dormiva nella culla accanto a lui. Lo avevano trovato per caso durante il loro viaggio alla ricerca della Madre e il Re Demone aveva deciso di tenerlo con sé. Shiki era il nome che aveva scelto per quella creaturina.
    «Sì», rispose Ziggy con convinzione, sfiorando amorevolmente il cespuglietto nero sulla testa del piccolo. «Il mio tempo sta per scadere, per cui voglio donarlo tutto a questo umano affinché sia in grado di arrivare dove io non sono riuscito».
    Witch sospirò affranta. Non si sentiva affatto pronta all’idea di andare via. E dove, poi? La sua vita era sempre stata a bordo della Edens Zero.
    «Ma cosa ne sarà di noi quattro?». [Cosa ne sarà di me?]
    «Ve l’ho detto, potete fare ciò che preferite».
    «E se ciò che preferisco è servirti?». [Se ciò che preferisco è stare accanto a te?]
    Il Re Demone le sorrise come in segno di scuse. «Ora come ora, non ho bisogno del tuo aiuto, Witch. Ma se il tuo desiderio è quello di continuare a servirmi, potrai farlo indirettamente rimanendo lo scudo della Edens Zero finché Shiki non entrerà in possesso della nave. Allora sarà lui il nuovo Re Demone e tu dovrai servirlo nello stesso modo in cui hai servito me».
    «Sarà quello che farò, te lo prometto».
    Witch si ritrovò a ringraziare, come sempre, quel casco in grado di nascondere ogni emozione sul suo viso. Se avesse avuto il volto scoperto, infatti, il Re Demone si sarebbe accorto di quanto la sua previsione sul futuro l’avesse sconvolta fin dentro l’anima: quello era chiaramente un futuro senza di lui, un futuro in cui la presenza di Ziggy non era affatto contemplata, e al solo pensiero Witch si sentiva preda di una sofferenza indescrivibile. Nonostante ciò, si sarebbe fatta forza con tutta se stessa: lo avrebbe fatto per il suo creatore, che riponeva così tanta fiducia in lei, e infine per quel bambino dagli occhietti vispi che sarebbe diventato il suo successore.
    «So che è una domanda stupida e forse non ha nemmeno senso fartela, ma…», disse inaspettatamente il Re Demone mettendosi in piedi. «…mi rimarrai sempre fedele, Witch? Anche quando saremo lontani? Anche quando… non ci sarò più?».
    A quel punto Witch se lo ritrovò di fronte in tutta la sua altezza, con le corna che svettavano ai lati della testa e il mantello rosso che gli dondolava sulle spalle avvolgendogli tutto il corpo. La guardava con occhi così ricolmi di speranza e fiducia che Witch sentì i propri inondarsi di lacrime.
    «Sempre, Ziggy», concluse con un filo di voce prima di gettarsi tra le sue braccia.
    Non si erano mai abbracciati prima di allora, quella era la prima volta in assoluto (e forse sarebbe stata anche l’ultima), eppure a Witch venne del tutto naturale poggiarsi al petto ampio del suo re e circondargli il busto con entrambe le braccia. Era duro e freddo come il marmo, ma quando anche lui la strinse a sé accarezzandole impacciatamente la lunga treccia verde, Witch avvertì un insolito ma piacevole calore avvolgerla da capo a piedi. Un calore che crebbe a dismisura nel momento in cui il Re Demone la allontanò dal suo petto ma solo per chinarsi verso di lei fino a poggiare la fronte contro il suo casco.
    E rimasero così, immobili, stretti l’uno all’altro, fronte contro fronte, ad occhi chiusi. Witch non si chiese cosa significasse quel turbinio di emozioni (non le importava), ma desiderò che durasse il più a lungo possibile e che si imprimesse sulla sua pelle in modo tale da continuare ad avvertirlo anche quando lei e Ziggy si sarebbero separati.



    Edens Zero di Shiki, in viaggio alla ricerca della Madre. Anno X492.

    A quel tempo Witch non poteva saperlo, ma in un futuro non troppo lontano una giovane umana di nome Rebecca le avrebbe detto, guardando con un sorriso innamorato il nuovo Re Demone Shiki, che “l’amore è essere cretini insieme”.
    E ripensando a quanto fossero stati cretini lei e Ziggy a dubitare del fatto che sarebbero per sempre rimasti indissolubilmente legati l’uno all’altro, Witch capì che quello tra loro due era stato proprio amore. Forse non l’amore consueto, fatto di baci e carezze come quelli che si scambiavano Rebecca e Shiki, ma un amore diverso, forse un po’ contorto, molto meno fisico eppure non per questo meno forte. Un amore inconsapevole, mascherato di immenso rispetto e profonda amicizia, ma proprio per questo sincero e duraturo. L’amore di una creatura per il suo creatore e – viceversa – di un avventuriero per la sua compagna e assistente. Un amore tra macchine, che superava qualsiasi pregiudizio a proposito dei robot e confermava la loro capacità di provare sentimenti simili a quelli umani.
    Un amore che aveva superato anche i limiti del tempo e dello spazio, e che Witch avrebbe per sempre conservato nel proprio cuore di androide fino alla fine dei suoi giorni.









    Note dell'autrice:
    La coppia mi piace molto, ma scriverci una ff ispirata alla citazione che mi è capitata per la challenge è stato difficilissimo. Non sono completamente soddisfatta, ma pazienza, spero vi piaccia.
    Per quanto riguarda le date, ho preso spunto dalla timeline ufficiale di EZ. Grazie a chi leggerà e vorrà lasciarmi un segno del suo passaggio, alla prossima <3
    Soly Dea
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    Ecco la mia Ziggy/Witch <3
    Inextricably linked
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    Grazie a ___Page per questo nuovo aggiornamento di parole intraducibili!

    SVEDESE
    Fika: questa parola è un sostantivo, un verbo ma soprattutto un modo di vivere. Derivata da kaffi (termine svedese arcaico che indica il caffè) e nata dallo slang del XIX secolo, in cui le sillabe di una parola vengono invertite, fika in Svezia è ormai un’istituzione sociale: è una pausa caffè piacevole con i colleghi, gli amici o la famiglia. Nel fika il caffè, consumato spesso e volentieri dagli svedesi, o altre bevande calde possono essere accompagnati da biscotti, torte e dolci.
    Resfeber: l’agitazione ed inquietudine che fa battere forte il cuore prima di una nuova partenza.

    NORVEGESE
    Friluftsliv: connettersi con la natura, la sensazione che si prova quando si trascorre del tempo all’aria aperta e si sta in mezzo alla natura. È quel senso di pace e serenità che va in contrasto con la frenesia della quotidianità e che si può vivere facendo sport nella natura, ma anche semplicemente meditando o respirando aria buona, facendosi regalare energia dall’ambiente circostante.

    DANESE
    Hygge: quell’atmosfera accogliente e amichevole, quella sensazione di calore e benessere che si vive in casa, sul divano con una morbida coperta ed una tazza di tè caldo mentre fuori fa freddo o piove.

    GRECO
    Kairos: nell’antica Grecia significava “momento giusto o opportuno” o “momento supremo”. Il tempo per gli antichi greci poteva essere espresso da due parole: χρονος (chronos) e καιρος (kairos). Chronos si riferisce al tempo cronologico e sequenziale ed ha una caratteristica quantitativa, mentre Kairos è qualitativo e significa “un tempo nel mezzo”, un momento di un periodo di tempo indeterminato nel quale accade qualcosa di speciale per chi utilizza questa parola.
    Agape: amore incondizionato, disinteressato e smisurato. Tre sono i tipi di amore in greco: eros, legato all’attrazione fisica; philos, sentimento fraterno e di profonda condivisione e, appunto, agape. Il vertice più alto dell’amore, provato da chi dona tutto se stesso senza pretendere nulla in cambio.

    TEDESCO
    Sehenswürdigkeit: un’attrazione di un luogo che vale la pena di essere visitata, una meraviglia da non perdere quando si viaggia in un particolare posto.
    Wanderlust: nata dall’unione di “Wandern” (girovagare) e “Lust” (desiderio), la Wanderlust esprime il perenne desiderio di viaggiare, quasi un’ossessione, una voglia perenne di partire per fuggire in qualsiasi luogo del mondo, l’importante è che sia lontano da casa.

    BANTU
    Ubuntu: umanità verso gli altri, la sensazione del sentirsi parte di una grande comunità, secondo la filosofia che una persona è quella che è in virtù di ciò che tutti siamo. Chi ha ubuntu non può perseguire solo il vantaggio personale, ma è una persona aperta e disponibile e fa del bene che si diffonde in tutta l’umanità.

    TAGALOG
    Balikwas: saltare improvvisamente in un’altra situazione e sentirsi sorpreso, ma anche andare contro corrente e abbandonare la propria zona di comfort.

    NGANGIWUMIRR, lingua aborigena
    Dadirri: atto di profondo e riflessivo ascolto. È un metodo di cura, una pratica per superare traumi e dolore.

    SPAGNOLO
    Engentar: desiderare di stare soli, ricercare una serena solitudine, il desiderio di allontanarsi dagli altri gioendo della propria solitudine.

    YIDDISH
    Fargin: orgoglio e sincera felicità per il successo di qualcun altro, l’opposto dell’invidia.

    HINDI
    Jugaad: trovare soluzioni innovative, improvvisate e geniali, utilizzando quello che si ha. È la capacità di trovare soluzioni creative, frugali e inaspettate.

    PINTUPI, lingua aborigena
    Kanyirninpa: abbraccio protettivo e salutare. L’abbraccio non trasmette solo affetto, ma infonde salute fisica e mentale. È la protezione della famiglia verso un nuovo nato. Per gli adulti il significato cambia: non cercano più l’abbraccio della madre ma quello degli altri uomini.

    SERBO
    Mepak: il piacere delle piccole cose. La felicità? Non dipende dai grandi avvenimenti della vita ma dalle piccole esperienze.

    URONE, lingua di una popolazione indigena nordamericana
    Orenda: il potere di cambiare il mondo a dispetto di un destino avverso.

    BALINESE
    Ramé: caotico e gioioso/allegro insieme.

    EBRAICO
    Tithadesh: è l’augurio che si rivolge a chi ha acquisito qualcosa di nuovo (soprattutto materiale).

    PIRAHÃ, lingua di una popolazione indigena dell'Amazzonia
    Xibipiio: l’esperienza della transizione, l’atto di cominciare o terminare qualcosa, di trovarsi al limite di un fenomeno. Come una fiamma tremolante, che entra e esce dalla nostra percezione.

    CINESE
    Yuán fèn: relazione determinata dal destino. La fatidica coincidenza delle relazioni: non avvengono per caso, ma dipendono dalle azioni commesse nella vita precedente. Chi si incontra, insomma, lo fa grazie a una innata connessione universale.

    POLACCO
    Załatwíc: risolvere una situazione e sistemare le cose arrangiandosi (competenza, relazioni o anche solo fantasia).
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    Coppia: Re Demone Ziggy x Witch (Edens Zero)
    Numero estratto: 9

    E' una coppia che mi frulla in testa da un po' e magari questa è l'occasione buona per scriverci qualcosa :laxus:
  9. .

    Love is the undisturbed balance
    that binds the universe together.



    #06. Twister (Shiki/Rebecca)



    Quando non ci sono nemici in vista, Shiki e Rebecca trascorrono il loro tempo libero a sfidarsi ai videogiochi.
    «Voglio giocare a questo!», dice Shiki con entusiasmo indicando con il dito una delle opzioni sullo schermo che lui e Rebecca non hanno ancora provato.
    «A Twister?», risponde Rebecca un po’ titubante. «Non credo che sia una buona idea. È un gioco vecchio e noioso…», dice la B-Cuber in maniera tutt’altro che convincente.
    «Ti prego, ti prego, ti prego!», insiste Shiki con gli occhi speranzosi di un bambino, tanto che Rebecca finisce per accontentarlo.
    Pochi minuti dopo, sullo schermo della console compare una sorta di orologio diviso in tanti spicchi colorati associati alle immagini di mani e piedi, mentre sul pavimento della stanza viene proiettato un tappeto con cerchietti dai colori corrispondenti a quelli visibili sullo schermo. Shiki è abbastanza sicuro di aver capito come funziona: se ad esempio la lancetta dell’orologio si fermerà sullo spicchio rosso indicando l’immagine del piede destro, allora lui dovrà posizionare il piede destro sul cerchietto rosso del tappeto.
    All’avvio del gioco, in effetti Shiki non ci trova nulla di particolarmente divertente: Rebecca è costretta a spalmarsi sul tappeto a pancia in su pur di raggiungere un cerchietto giallo con il piede sinistro e un cerchietto blu con la mano destra, mentre Shiki si ritrova in piedi con le gambe divaricate per poter premere i piedi su due cerchietti parecchio lontani tra loro.
    Al quinto giro di lancetta, però, l’orologio indica a Shiki di arrivare con una mano al lato della testa di Rebecca. Senza pensarci troppo, Shiki scivola in ginocchio sul tappeto e poi si piega in avanti fino a sovrastare il corpo della B-Cuber per poter allungare la mano verso il punto stabilito. Solo quando si accorge dei grandi occhi blu di Rebecca fissi su di sé, Shiki si rende conto di starle praticamente addosso, comodamente sistemato tra le sue gambe. In realtà non sta toccando nessuna parte del corpo di Rebecca, ma la posizione è talmente precaria e i loro corpi talmente vicini che basterebbe un solo movimento sbagliato affinché sbattessero l’uno contro l’altro. E se da una parte questa idea lo intimorisce – Rebecca gliela farebbe pagare cara! – dall’altra parte non può che allettarlo: è da un po’ di tempo, infatti, che Shiki si chiede se le sinuose forme di Rebecca siano morbide e accoglienti esattamente come appaiono da sopra i vestiti, soprattutto quando la B-Cuber indossa quell’attillata tutina spaziale che lascia poco spazio all’immaginazione.
    Poi arriva il peggio: seguendo le istruzioni dell’orologio, Rebecca è costretta a sporgersi leggermente in avanti in modo tale da intrufolare la mano libera tra i loro corpi e raggiungere il cerchietto vicino al proprio ginocchio. Il risultato è che Shiki si ritrova il volto di Rebecca a pochi millimetri dal proprio e il suo braccio che lo sfiora pericolosamente tra le cosce.
    «R-Rebecca…», sussurra il Re Demone a corto di fiato con gli occhi fissi sulle labbra dischiuse della B-Cuber, la quale è talmente rossa d’imbarazzo da non riuscire nemmeno a sostenere il suo sguardo.
    Shiki vorrebbe dirle che gli dispiace tanto per averla coinvolta in una situazione così sconveniente (ed è vero, o almeno in parte), ma poi l’orologio segnala l’ultimo turno, quello definitivo, e lo sguardo insistente di Rebecca sembra urlargli “Fai quello che devi fare e finiamola qui”.
    Alla fine, Shiki acconsente alla richiesta del gioco di allungare un braccio fino a raggiungere un cerchietto sopra la testa di Rebecca. Tuttavia, nell’atto di tendersi in avanti, sente il respiro caldo della ragazza infrangersi sul proprio collo e il suo braccio accarezzarlo involontariamente all’altezza dell’inguine. Preda di un forte batticuore e di inaspettate quanto piacevoli fitte allo stomaco, Shiki perde improvvisamente l’equilibrio e ricade sul corpo inerme di Rebecca che , è morbido e accogliente esattamente come immaginava.
    «Forse…», mormora inaspettatamente la B-Cuber sfiorandogli la schiena con le mani come a volerlo abbracciare. «…giocare a Twister non è stata poi un’idea così cattiva, no?».
    Quando Shiki solleva la testa per specchiarsi negli occhi di Rebecca, infatti, non vi trova alcuna traccia di rabbia: solo un immenso imbarazzo, un po’ di esasperazione mista ad una punta di divertimento e qualcosa di languido che Shiki non riesce a definire, ma che lo strega a tal punto da fargli poggiare le labbra su quelle di Rebecca in un estremo impeto di coraggio.
    E mentre spera che la B-Cuber non si accorga della lieve presenza tra le sue gambe scaturita dal loro continuo strusciarsi, Shiki si rende conto di non essere più bambino come quando ha lasciato Granbell. E il merito è della bellissima bionda che gli sta sotto e che al momento sta ricambiando il suo bacio come se non aspettasse nient’altro dall’inizio del gioco.






    Note dell'autrice:
    Se non siete troppo giovani, sapete che Twister è un gioco che andava di moda in passato. Qui l’ho trasformato in un gioco “virtuale” adatto all’universo di EZ. Spero che l’idea vi sia piaciuta, ringrazio in particolare la mia cara amica Zomi per avermi inviato un’immagine che mi ha ispirato questa storia. Alla prossima <3
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    #05. No more calculations (Weisz/Homura)



    Dopo aver riflettuto a lungo e aver fatto numerosi calcoli, Weisz giunge ad un risultato ben preciso: se Homura fosse innamorata di lui, lo avrebbe già ammesso ad alta voce come suo solito e poi si sarebbe tappata la bocca con le mani esclamando «Ops, l’ho detto davvero?!», ma Weisz non l’ha mai sentita borbottare nulla del genere e quindi la conclusione è che Homura non lo ama. Questa consapevolezza, però, non lo scoraggia dal desiderio impellente di dichiararle i propri sentimenti a cuore aperto. Chissà, magari la sua dichiarazione potrebbe farle cambiare idea in futuro…
    È con questa speranza che Weisz spalanca di colpo la porta della stanza di Homura e, prima ancora di poter captare con gli occhi la sua figura, esclama tutto d’un fiato: «Homuraiosonoinnamoratodite!».
    «…Eh?».
    Homura, seduta sul letto a frizionarsi i capelli umidi con un asciugamano, volta repentinamente la testa verso di lui, turbata dalla brusca intrusione e da quella frase a dir poco incomprensibile.
    Weisz deglutisce a vuoto, le guance già accaldate di fronte alla visione di Homura in accappatoio. Forse, prima di entrare, avrebbe fatto meglio a bussare…
    «E-ehm, vuoi che ripassi più tardi?».
    «Weisz», dice Homura mettendosi in piedi senza smettere di guardarlo intensamente negli occhi. «Ripeti quello che hai detto. Ora. Perché non sono sicura di aver capito bene».
    A questo punto, Weisz si dice che non può più tirarsi indietro. O la va o la spacca.
    «Ho detto…», riprende più lentamente, stringendo la maniglia della porta con tanta forza da poterla rompere. «…che sono innamorato di te».
    Ad Homura cade l’asciugamano dalle mani e Weisz può già calcolare come andranno le cose: la spadaccina gli dirà che gli vuole bene, che lo trova pure carino, ma che non prova nulla per lui se non un sincero affetto e alla fine si scuserà proclamandosi profondamente dispiaciuta. Weisz si prepara psicologicamente ad incassare il colpo al cuore, un po’ come quando incassa i colpi della spada di Homura durante gli allenamenti, ma inaspettatamente la spadaccina pronuncia tutt’altre parole.
    «Weisz…», sussurra con gli occhi lucidi e le guance rosse, piegando gradualmente le labbra in un dolce sorriso. «Anche io sono innamorata di te».
    «D-DAVVERO?!».
    «Ti pare che scherzo?».
    Weisz è talmente scioccato che quasi non riesce a crederci. Lui, proprio lui che con i calcoli è sempre stato un genio indiscusso, stavolta li ha sbagliati tutti, dal primo all’ultimo.
    «E perché non l’hai mai ammesso ad alta voce, come fai di solito?», le chiede con un filo di voce.
    «Be’…», comincia Homura muovendo qualche passo nella sua direzione fino a pararsi di fronte a lui. «Quando penso ad alta voce, si tratta per lo più di riflessioni personali, commenti ironici oppure a sfondo… ehm, sessuale, diciamo. È facile ammettere cose del genere ad alta voce. Ma se si tratta di un sentimento profondo, non riesco proprio ad esternarlo… o almeno finché non ho la certezza che sia ricambiato».
    Weisz annuisce, sorpreso e affascinato dalla complessa personalità di Homura che sfugge a tutti i suoi calcoli, e per un intero minuto resta in silenzio a guardarla sentendo di amarla già un po’ di più.
    «Allora…», esordisce all’improvviso Homura un po’ accigliata, posizionando le mani sui fianchi. «Hai intenzione di baciarmi sì o no?».
    Di fronte allo sguardo insistente della spadaccina e alla sua richiesta così esplicita, Weisz si rende conto che è il momento di abbandonare tutti i calcoli per lasciarsi semplicemente guidare dall’istinto. L’attimo dopo, con la velocità che lo contraddistingue come Arsenal, cattura le labbra di Homura in un lungo bacio mozzafiato e infila le dita tra i suoi capelli umidi chiedendosi come abbia fatto a resisterle fino ad ora. Homura si scioglie subito, ricambiando il bacio con altrettanta passione e circondandogli la schiena con entrambe le braccia.
    «Oh, Weisz…», la sente mormorare ad un tratto contro le sue labbra. «Quanto vorrei che mi togliessi quest’inutile accappatoio…».
    Weisz può già sentire la stoffa dei pantaloni tirare all’altezza dell’inguine. «Homura… l’hai detto ad alta voce».
    «Eh gia’…»
    Weisz la bacia di nuovo e nel frattempo raggiunge con mani impazienti la cinta dell’accappatoio di Homura, pronto a soddisfare le sue (e le proprie!) voglie ormai non più così tanto segrete.







    Note dell'autrice:
    L'enfasi che ho dato alla metafora dei "calcoli" è per indicare come Weisz, sempre riflessivo, si ritrovi poi a seguire il cuore grazie ad Homura.
    Spero che il capitolo vi sia piaciuto, a forza di scrivere su questa coppia la sto apprezzando sempre di più, infatti non escludo di scriverci ancora molto presto.

    Edited by SolyDea - 9/1/2020, 06:44
  11. .
    CITAZIONE (Zomi @ 7/1/2020, 16:41) 
    Si commenta una storia piuttsto di un'altra perchè ha lasciato di più come feels?
    Può essere?

    A volte, ma in realtà non sempre. Più che preferenza per una ff, potrebbe essere preferenza per un autore con cui abbiamo più contatti. Ad esempio io recensisco abbastanza regolarmente le ff di una mia “amica” su Efp che conosco virtualmente già da un po’, non perché io mi senta obbligata a recensire, ma perché mi fa piacere farle sapere cosa ne penso della sua storia, e lei fa lo stesso con me. Invece, ci sono storie che mi piacciono anche di più delle sue ma non le recensisco perchè non conosco l’autore e quindi metto avanti anche inconsciamente i motivi sopra menzionati per non recensire.
    Un po’ mi dispiace di questo... In effetti questa discussione mi fa sentire un po’ colpevole XD
  12. .
    CITAZIONE (Zomi @ 7/1/2020, 15:26) 
    Rispolvero la discussione armata di una ben precisa domanda: perchè si pone una ff tra le seguite/ricordate/preferite ma non la si recensisce? :nami?:

    Secondo me:
    - per pigrizia
    - per mancanza di tempo
    - per dimenticanza (un lettore potrebbe pensare "la recensisco domani!" e poi invece se ne dimentica)
    - per vergogna (chi legge ff da poco, ad esempio, potrebbe non sapere esattamente cosa dire nelle recensioni)
    - si pensa che l'autore non abbia bisogno di qualche recensione in più

    Onestamente, non riesco a fare una colpa a coloro che non recensiscono anche se apprezzano molto la storia. Capita anche a me per i motivi menzionati sopra... ultimamente ho messo tra le ricordate una oneshot che aveva più di 15 recensioni e ho pensato "Non c'è bisogno che io recensisca, l'autrice sarà già soddisfatta di ciò che ha ricevuto". E' un ragionamento sbagliato, lo so (quale autore potrebbe stancarsi di ricevere recensioni? Nessuno!), ma la mancanza di tempo mi porta a questo...
  13. .

    Love is the undisturbed balance
    that binds the universe together.



    #04. Strange symptoms (Shiki/Rebecca + Pino)


    Rebecca deve proprio ammetterlo: se da una parte il fatto che Pino sia in grado di captare le condizioni vitali degli esseri umani risulta certamente molto utile tanto in battaglia quanto nella vita quotidiana, dall’altra parte contribuisce a creare situazioni alquanto sconvenienti.
    «Signorina Rebecca», insiste Pino con tono preoccupato. «Sicura di sentirti bene?».
    Per la terza volta in soli pochi minuti, Rebecca si ritrova ad annuire, ma questo non serve a tranquillizzare la piccola androide: «È solo che… il tuo battito cardiaco è così accelerato! E percepisco anche un lieve aumento della temperatura corporea simile a quello provocato dalla febbre, in particolare sulle guance».
    Rebecca sta per ribattere quando Shiki, sporgendosi pericolosamente verso di lei, le posa una mano sulla suddetta guancia accaldata per poi emettere il suo personale verdetto: «Pino ha ragione, Rebecca. Forse dovresti passare in infermeria».
    Squadrata da quegli occhi neri e profondi come lo spazio capaci di scombussolarla fin dentro l’anima, Rebecca si sente letteralmente andare a fuoco.
    «S-sto benissimo, Shiki, non preoccuparti! E tu, Pino, vieni con me».
    Decisa a risolvere la situazione prima che diventi insostenibile, Rebecca si allontana con Pino che trotterella dietro di lei. Quando le due arrivano in un angolo appartato della Edens Zero, la B-Cuber si accovaccia all’altezza della piccola androide.
    «Non ci girerò intorno, perché è giusto che tu sappia come funzionano certe cose umane ed io non ne posso più di mentirti», comincia con un sorriso un po’ tirato. «Hai visto che Shiki, poco fa, mi ha abbracciato stretta stretta come suo solito, no?».
    Pino annuisce, visibilmente curiosa di scoprire cosa c’entri il master in tutto questo.
    «Be’, vedi, a me Shiki piace moltissimo e per questo, quando sono particolarmente vicina a lui, il mio corpo reagisce in un determinato modo. È una cosa che purtroppo non posso controllare».
    Di fronte a tale rivelazione, Pino è così sorpresa da sgranare gli occhi e sollevarsi sulle punte dei piedi. «Che coincidenza! Il professor Weisz mi ha già parlato di qualcosa di simile…».
    «C-cosa?».
    «Ogni volta che il master Shiki ti vede indossare un bel vestito, la sua temperatura corporea aumenta notevolmente! E dovresti vedere come si agita quando incontriamo qualche tuo ammiratore troppo insistente…», spiega Pino con candida innocenza. «Per non parlare di quando ti è caduto l’asciugamano e sei rimasta nuda davanti a lui: il suo flusso sanguigno sembrava impazzito, tanto da concentrarsi tutto in mezzo alle gambe…! Il professor Weisz dice che questo è il segno che tu al master Shiki piaci moltissimo».
    Rebecca non riesce a credere alle proprie orecchie. Con il volto nuovamente paonazzo e il cuore che batte veloce come un treno in corsa, la B-Cuber si rialza in piedi e sporge la testa oltre il muro captando la figura distante di Shiki che chiacchiera con Weisz e Homura. Quasi avesse letto nei suoi pensieri, il giovane Re Demone volta la testa verso di lei scoccandole un sorriso così bello e luminoso che Rebecca, incoraggiata dalle parole di Pino, non può che convincersi del fatto che i suoi sentimenti per lui non siano affatto a senso unico.
    «Grazie, Pino», conclude Rebecca accarezzando la testa della piccola androide.
    «Oh, non c’è di che!».
    Avendo compreso un po’ meglio come funzionano i sentimenti umani, Pino sospira sognante. Forse dovrebbe aiutare anche il professor Weisz e la signorina Homura…








    Note dell'autrice:
    Di solito tendo a ignorare i personaggi marginali, ma Pino ha davvero conquistato il mio cuore e mi piace molto farle fare da cupido <3
    Spero che anche questa flash vi sia piaciuta nonostante non tratti uno specifico momento tra Shiki e Rebecca. Ovviamente è ambientata in un futuro in cui i loro sentimenti sono già ben radicati e non vedono l'ora di uscire.
    Grazie a chi legge, alla prossima (credo una Weiszmura) <3

    Soly Dea
  14. .
    Immagino sia stato un lavoraccio raccogliere tutte le ff!
    Grazie per l’impegno Zomi, menomale che ci sei tu :mellorie:
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    Love is the undisturbed balance
    that binds the universe together.



    #03. How to calm down a girl (Shiki/Rebecca)



    «Ciao, ragazzi! Sono di nuovo io, Rebecca! Bentornati su…». La B-Cuber fa una piroetta su se stessa stringendo tra le braccia il suo fidato robot-gatto blu e poi lancia un occhiolino al suo pubblico che la guarda dall’altra parte del B-Cube. «…Aoneko Channel!».
    Da quando ha lasciato Bluegarden per andare alla ricerca della Madre insieme a Shiki, Weisz, Homura e tutti gli altri, le visualizzazioni ai suoi video sono addirittura triplicate e Rebecca è sempre ben felice di aggiornare i suoi fan sui progressi del viaggio a bordo della Edens Zero.
    «Oggi vi parlerò delle mie teorie a proposito della Madre! Alcuni credono che sia solo una leggenda, altri sono convinti che esista davvero, altri ancora affermano di averla vista, ma secondo me la verità è che…».
    Il discorso va avanti per interi minuti fin quando Happy non sussurra all’orecchio di Rebecca «Abbiamo un intruso…».
    Perplessa, la B-Cuber si ammutolisce all’improvviso e si guarda intorno alla ricerca dell’intruso fin quando, voltandosi, non si ritrova il viso capovolto di Shiki a pochi centimetri dal proprio. Sfruttando l’Ether Gear, il giovane Re Demone fluttua a testa in giù con le braccia e le gambe incrociate, come mantenuto da una corda invisibile attaccata al soffitto della Edens Zero.
    «SHIKI!», protesta Rebecca, mentre Happy scivola dalle sue braccia capendo che è meglio allontanarsi. «Da quanto tempo penzolavi in questo modo alle mie spalle?!».
    «Più o meno dall’inizio del video…».
    «COSA?!», esclama Rebecca saltando su tutte le furie.
    Il sorriso abbandona il volto di Shiki lasciando il posto ad un’espressione profondamente dispiaciuta. «È che mi annoiavo… volevo solo sentire cosa stessi dicendo…».
    «E non potevi semplicemente metterti seduto in un angolo?!».
    Colpevole, Shiki si fa piccolo piccolo mentre Rebecca lo rimprovera per lunghi minuti di non aver ancora imparato le buone maniere e di aver rovinato il suo bellissimo video. A causa sua, infatti, la B-Cuber dovrà cancellare le riprese fatte fino a quel momento e ricominciare tutto da capo, il che significherà allungare i tempi e…
    Di colpo, mentre è ancora intenta a parlare – o meglio, urlare – Rebecca viene zittita dalle labbra di Shiki premute contro le proprie. E se lui non la stesse sostenendo per le braccia, probabilmente le gambe della B-Cuber cederebbero per la sorpresa e l’emozione.
    «S-Shiki…?», sussurra Rebecca con tono interrogativo, le guance rosse come mele mature e il cuore che sembra volerle scoppiare nel petto.
    «Weisz dice che quando una ragazza è arrabbiata, basta un bacio per farla calmare…».
    Rebecca si ritrova ad ammettere che Weisz ha proprio ragione – la rabbia per il video bruscamente interrotto è svanita nell’esatto momento in cui Shiki l’ha baciata – ma un dubbio a dir poco assillante non le permette di godersi a pieno il momento.
    «E tu mi hai baciato solo per farmi calmare…?».
    «No». Shiki le sorride raggiante. «Ti ho baciato perché sei tu, Rebecca, e non c’è altra ragazza che io voglia baciare all’infuori di te».
    Commossa per la dichiarazione appena ricevuta, questa volta è Rebecca a catturare la bocca di Shiki e a stringergli il volto tra le mani. Certo, il fatto che lui se ne stia ancora a testa in giù non le permette di abbracciarlo, ma per ora va bene così – hanno tutta la vita davanti per approfondire.
    Nel frattempo, Happy sghignazza divertito con gli occhi fissi sul B-Cube che Rebecca ha dimenticato di chiudere: chissà come reagirebbero gli iscritti di Aoneko Channel se il video del bacio tra Rebecca e Shiki finisse online…
817 replies since 1/2/2015
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